Dunque eccomi qua.
Oggi un po’meglio di ieri.
Ho camminato poco, per via dei dolori che mi hanno spaccato
la schiena per tutto il giorno. Ma spesso è solo la paura del dolore a
bloccarci e allora con Cassie provo a mobilizzare le gambe, piegandole su e
giù, spostandole sul materassino gonfiabile. Sono rigide ma fanno meno male. La
mattinata scorre. Riesco a leggere: anche se sono consapevole che non sarà il
libro della mia vita è comunque coinvolgente e questo mi basta per far passare
il tempo senza guardare troppa televisione. Soprassedendo sulle serie
poliziesche in fotocopia che girano a ripetizione su Giallo e Crime, finisco a
guardare Settimo Cielo e Royal Pain ma alle dieci arriva la psicologa con un
buon caffè preso al mio bar e tutto si cancella: posso persino parlare del
romanzo, di un film che ho visto mantenendo la concentrazione per quasi due
ore, del fatto che mi sono addormentata nonostante volessi sentire l’intervista
a Francis Ford Coppola (mi sono arrabbiata così tanto da piangere di frustrazione,
per poi scoprire che con una connessione decente si può recuperare direttamente
dal sito della rai). Lei, la psicologa, è strana burrosa e mi sembrava di
perdere fiducia da quando ha fatto strani ragionamenti sull’estromettere Cassie
dal team che mi segue. Cosa farei io senza di lei, cioè dove sarei?
(impossibile). Ha voluto prendere appunti su una storia clinica che nemmeno io
capisco molto a fondo se non per quel che mi arriva in allarmi smozzicati. E allora
ho pensato che volesse in qualche modo fregarmi, rinchiudermi in una residenza
fiorita e tanti saluti. Ma questo è stato la settimana scorsa, avvolta in una
nuvola grigia. Oggi la fisioterapista dice che ce la posso fare per la metà di
novembre, anche se le scale e la strada fino alla fermata dell’autobus mi
sembrano un compito impossibile. Venti minuti di girello e mi metterei a ululare,
colpa della terza frattura e del bacino non ancora saldato.
Controllo le mail: solo una, privata dalla piccola Jane “Non
essere negativa” scrive “ Non ti dimenticheremo, perché ti vogliamo bene”. L’ufficio
mi pare un luogo lontano anni luce, anche solo per la possibilità di sedermi
per tutto il pomeriggio alla tastiera ma prometto a me stessa e agli altri che
mi vogliono ascoltare che tornerò, e intanto continuo a lavorare. Se non ci
sono testi, li creo cercando artisti su internet col telefonino. Ho voglia di
buttare giù una scheda, anche se nessuno me l’ha chiesta:
“Le ultime opere di Carlo
Cordua hanno l’aura calma e i toni caldi delle vedute di Bordighera firmate da
Monet nell’Ottocento, marine profonde che a volte, nel dinamismo del
particolare, sfiorano l’astratto nel gioco di luci e trasparenze restando però
su di un piano in cui le onde, il sole e le scogliere assumono lo stesso valore
materico impalpabile grazie a una gamma limitata di colori.Pastelli su tela che
rendono l’intensità dei tramonti, alberi in mezzo ai campi piegati dal vento,
solitari come sentinelle. Sono insieme simbolici e reali, con chiome
verdeggianti o puntiformi: reali quanto i sugheri portoghesi di Peixoto o le
campagne nelle foto paesaggistiche di Giacomelli, ma anche e soprattutto
simbolici perché mai come in questo caso si ergono come tramite tra terra e
cielo, diretta rappresentazione lignea dell’uomo. Non a caso le piante, in
questi lavori, diventano spesso creature antropomorfe o, quasi in antitesi,
personificazioni divine, sinonimo della dicotomia tra logico e illogico.”
Mi fermo qui perché ho esaurito gli argomenti e comunque spingermi
oltre non avrebbe molto senso: dev’essere un assaggio per invogliare Jane a
dare un’occhiata, niente di più dato che per ora tutto resta nel limbo delle
mie idee.
Mi fermo, quindi, anche perché comincio ad essere stanca
della posizione e penso di aver buttato fuori abbastanza per un solo giorno. Sono
quasi le sette, ora di Doraemon in tv poi, cosa mi aspetta? Un’altra puntata di
“Emma” o chiuderò gli occhi per un po’? Non è vero che non sto facendo nulla. Non
sono riuscita a dormire prima che Lidia arrivasse perché ho cercato video su
YouTube: film e anime ambientati in epoca vittoriana. Qualcosa trovo ma molto è
in giapponese ed io non me la sento, non in questo momento almeno. Ho un
blocco, come se le mie orecchie rifiutassero di funzionare, per cui mi limito
all’italiano e la scelta si assottiglia di molto ma verrà il momento – sono fiduciosa
– in cui riuscirò a vincere anche questo ostacolo