mercoledì 21 dicembre 2011

TODOS SOMOS MIGRANTES



Qualsiasi discorso sulla globalizzazione dovrebbe cominciare con le parole “Todos somos migrantes”. Oggi si contano circa 215 milioni di migranti di prima generazione, il 40 per cento in più rispetto al 1990. La rapidità dei trasporti e l’innovazione dei sistemi di comunicazione hanno incrementato il volume di un flusso che, in sordina, attraversa da millenni la storia dell’umanità. Nessuna nazione può dirsi immune dal fenomeno d’ibridazione che deriva da questi incessanti spostamenti
Per Andrea Chiappori, della comunità di Sant’Egidio, ognuno è esule di fronte alla grandezza del mondo, ognuno è chiamato a ricostruire il proprio Io basandosi una sequenza di partenze e ritorni. L’idea è riassunta perfettamente nel logo della Secretaría Nacional del Migrante (SENAMI), un organismo che si occupa del supporto degli ecuadoriani all’estero: sei uomini incorniciati da due frecce che s’inseguono in un’ellissi.
Come ha fatto notare Esther Cuesta, la Console ecuadoriana a Genova, all’apertura delle iniziative per la Giornata Internazionale dei Migranti, anche gli italiani sono stati stranieri in terra straniera e hanno saputo contribuire alla crescita economica e sociale dell’America Latina.
I ruoli si sono invertiti. Il capoluogo ligure ospita la più grande comunità sudamericana d’Europa ma, a vent’anni dall’arrivo dei primi latini in città, sembra che esistano ancora degli altissimi muri divisorî. Le associazioni lavorano alacremente per migliorare la situazione delle zone più popolose – Sampeirdarena, Staglieno, Pontedecimo – e l’operato dei mediatori nelle scuole e nelle carceri è fondamentale per ascoltare la vera voce dei cittadini e conoscere tutte le sfaccettature di una realtà complessa. Ha ragione Graciela del Pino – Presidente del Coordinamento Ligure Donne Latinoamericane (COLIDOLAT) – quando dice che, se non si può negare che ci sia una certa percentuale di giovani che causano problemi, ci sono anche tanti, tantissimi ragazzi onesti e meritevoli e famiglie che si spendono per lo sviluppo di una società più ricca e più equa. A queste persone andrebbero riconosciuti gli stessi benefici concessi agli italiani: perché deve essere così difficile ottenere la cittadinanza o aprire un negozio? Perché i forestieri non possono votare, almeno nelle elezioni amministrative? Nessuno di loro dimentica che ai diritti corrispondono dei doveri e su questo tema interviene a sorpresa anche il Senatore Enrico Musso, candidato sindaco per il 2012 con la lista Liberi Insieme; e al microfono riassume i contenuti della lettera che apre la pagina del suo sito internet: Genova e la Liguria devono riscoprire la loro vocazione rivoluzionaria, il desiderio di rinnovamento, lo spirito di sacrificio …
In questo i migranti possono essere un valido aiuto. Un recente studio ha dimostrato che chi ha viaggiato all’estero è più creativo, tuttavia le parole di Musso, economista liberale, non sembrano volersi riferire alla possibilità di stabilire reti di solidarietà concrete e suonano più come uno spot elettorale non troppo accurato.
Tutti pagano le tasse e rispettano il territorio, ma non sono rappresentati: gli organismi statali si sono dimostrati assenti o incapaci di intervenire in modo adeguato e i media spesso lasciano spazio solo alle notizie di cronaca nera. Per molti mezzi d’informazione, Mor Diop e Modou Samb, i due senegalesi uccisi da un razzista a Firenze, non hanno neppure un nome. Qui, nella bella sala bianca del Circolo degli Ufficiali, ci si alza per un minuto di silenzio.
L’indifferenza generale verso chi arriva da fuori è chiaramente il prodotto di una precisa politica di livellamento delle coscienze, non una strategia tecnica – resta quindi da vedere come agirà il governo Monti: se sarà possibile cancellare il ricordo della Bossi / Fini e del reato di clandestinità e l’ultima mostruosità, il permesso di soggiorno a punti.
Complice la famigerata crisi economica, la diffidenza degli italiani nei confronti degli “Altri” pare aumentata recentemente, ma Antonio García (Presidente della USEI) e Lorenzo Taddei, un medico argentino che lavora al Pronto Soccorso di Voltri, sottolineano che spesso manca la volontà di partecipare concretamente al processo d’integrazione. “Integrarsi” non significa “inserirsi”, trovare una nicchia confortevole nella quale isolarsi. Secondo Ángel Singre, fondatore del Comité Casa del Migrante Ecuadoriano, per creare un terreno d’incontro serve in primo luogo la sinergia tra le istituzioni locali, i governi americani e le organizzazioni; ma soprattutto gli stranieri devono entrare come singoli nel tessuto della società civile, impegnarsi nel volontariato …
Dalla tavola rotonda emerge che la speranza viene dal basso, e in particolare dai bambini e da un’esperienza scolastica e quotidiana capace di plasmare un nuovo modello di convivenza multiculturale e flessibile.

PETER PAN nei Giardini di Kensington


Dimenticate per un attimo la melassa disneyana e la tenera Trilly bionda modello Barbie. Il capolavoro di James Matthew Barrie è un viaggio di formazione in cui il dubbio e il tema dell’identità sono i cardini della crescita spirituale e umana. Chi è davvero Peter Pan? Lui è la gioventù, è la gioia, il simbolo dell’innocenza più pura (quella dei bambini), completamente autoreferenziale, spontanea e inconscia. La vera domanda che nasce storia dopo storia è chi siano davvero i nemici: certo, i pirati comandati da Uncino sono temibili e rappresentano il lato repressivo dell’ordine costituito, ma anche Wendy agisce secondo gli schemi sociali della buona borghesia inglese. La piccola imita i modelli conosciuti e si trasforma in una guida per orientarsi nella più grande delle avventure, quella della vita quotidiana scandita dal tempo. Sull’Isola Che Non C’è – un microcosmo che si concretizza con la violenza di un sogno che diventa realtà – non sembra esistere una sequenza spaziale e cronologica coerente: nello stesso ambiente convivono (non pacificamente) indiani e pirati, sirene e fate, i cambiamenti nello scenario e nei personaggi sono solo superficiali e trascurabili (gli spiritelli muoiono, ma ci sono sempre nuove nidiate e il ricordo delle creature scomparse si cancella in fretta)
Persino lo scorrere delle ore è flessibile e funzionale allo sviluppo di azioni rocambolesche, ma l’arrivo di una mamma – e quindi di un sistema affettuoso di regole – genera una routine ciclica che inquadra anche Peter nel ritmo delle giornate e delle stagioni.
Tutti hanno bisogno di una madre ma non tutte sono buone: Peter aveva provato a tornare alla sua vecchia casa ma aveva trovato la finestra chiusa e la sua stanza occupata e si era sentito abbandonato; al contrario i signori Darlings tengono sempre le imposte spalancate in attesa del ritorno dei figli e accolgono con entusiasmo gli orfanelli che decidono di lasciare Neverland, divenendo parte dei meccanismi del mondo.

mercoledì 7 dicembre 2011

SPECULAZIONI VERDI


Visto che si profila all’orizzonte un nuovo aumento del carburante, penso sia eticamente necessario scrivere qualche commento. Voglio dire, da stamattina avevo intenzione di raccontarmi il mio ultimo, scioccante impatto con il banco ortofrutta del supermercato …
CONFESSO!
Ieri sera (ore 21 circa) ho spinto il carrello nei corridoi semi-vuoti e ben refrigerati, ho preso il guanto e il sacchetto di plastica e ci ho messo dentro due pere giapponesi e una comunissima williams.
L’idea era di bossarmela e risparmiare sul prezzo digitando il numero della pera nostrana, ma ho avuto una sorpresa allarmante: non era il nashi di per sé ad essere caro in quanto ricercatezza esotica, tutto sembrava triplicato in maniera assolutamente irragionevole: se il frutto orientale costava 2.60, quelli italiani si aggiravano intorno ai DUE EURO!!!

Trovo che questa situazione sia scandalosa, soprattutto se consideriamo che gli agricoltori lasciano marcire i prodotti sulle piante perché raccoglierli non è più conveniente. La domanda è : a chi giova il rincaro dei generi alimentari e le oscillazioni delle scorte nei Paesi industrializzati? Secondo i giornali inglesi, si accumula sempre meno grano e l’Inghilterra si appresta a coltivare più cibo. Ma è questa la risposta giusta, quando sappiamo che gli sprechi sono all’ordine del giorno nella catena di distribuzione? Non sono in grado di dirimere complesse questioni economiche, ma pare che dietro allo scambio di contratti future (con cui ci s’impegna a comprare o vendere una certa merce entro una data stabilita) sui generi alimentari e sul biocarburante sia di circa NOVE MILIARDI DI EURO. Di fronte a un simile capitale virtuale, gli speculatori non guardano di certo i “pochi spiccioli” che escono dalle tasche dei cittadini. Credo sia un gioco pericoloso perché sottrae beni fisici undispensabili per privilegiare il mondo fittizio della finanza. Forse è utopistico parlare “dell’indice della felicità” di Sen e Latouche ma oggi si sente il bisogno di sognare un po’ per sfuggire a quello che viene spacciato per pragmatismo e serve solo a mascherare il vuoto circolo vizioso degli affari. Non riesco a capire chi possano essere i misteriosi imperatori di derrate agricole che destabilizzano il mercato interno, ma stavolta non si può incolpare la Cina: pur estendendo un monopolio al limite della legalità (e della decenza) sulle risorse idriche della regione, il Dragone è stato colpito da pesanti siccità che ne hanno compromesso il rendimento nel settore primario. Gli “invasori” del nostro mercato non sono gli asiatici, almeno non direttamente. Mai come in questo caso, si rivela corretta la Teoria della Farfalla: le grandi compagnie legate a Pechino si stanno gradualmente impossessando dei diritti sulle immense piantagioni destinati al combustibile “verde” in America Latina e in Indonesia, e questo non può che destabilizzare gli equilibri mondiali dei prezzi per il trasporto e la produzione di beni di consumo.
Ornando però ai piccoli problemi di casa nostra, se si osserva una cartina, ci si accorge che una delle zone più floride negli ultimi tempi è l’Europa dell’Est, dove – tra l’altro – il costo della manodopera si mantiene basso.
Non so se le mie conclusioni sono minimamente plausibili ma qualcuno si ricorda i reportage sul PECORINO ROMANO … RUMENO? E poi ci sono le arance e le fragole dalla Spagna, le pere cilene e gli asparagi peruviani, legati a mazzi con un bell’elastico viola …

martedì 6 dicembre 2011

MUSICA E ORIENTE



Un’esplosione di motivi vegetali brillanti che si trasformano in glifi astratti e musicali, volti giapponesi che raccontano la gioia, il rapimento, la fuga che nasce e s’irradia da una melodia immaginata. Musica e Oriente richiama le suggestioni della New Wave nipponica più recente ma è di una promettente artista italiana, Serena Baretti. Globalizzazione degli stili? Se volessimo reinventare le categorie dell’antropologia contemporanea potremmo forse parlare di "style-scapes", nel seno più positivo del termine. La scia grafica del suono unisce i tre personaggi in un unico insieme; l’evoluzione dei segni da note a foglie testimonia il legame di continuità tra natura e cultura (e viceversa); la tecnica mista, così ricca di glitter e colori forti accanto al bianco e nero delle foto, esalta la qualità pop dell’opera e la rende quasi tropicale e accentua un altro apparente contrasto pacificato: quello tra passato e presente, tra memoria e modernità.

An explosion of brilliant floral motifs that are transformed into abstract glyphs and music, Japanese faces that tell the joy, the rapture and the flight that radiate from a melody is born and imagined. Musica e Oriente recalls the charm of Japanese New Wave but is a work by a promising Italian artist, Serena Baretti. Globalized styles? If we wanted to reinvent the categories of contemporary anthropology perhaps we could talk about "style-scapes", in positive terms The graphic wake of sound combines the three characters in a single set, the evolution of signs from notes to leaves witnesses the link of continuity between nature and culture (and vice versa), the mixing of techniques, so full of glitter and bright colors, side by side with the black/white photos enhances the pop quality of opera, making it almost tropical, and emphasizes another more peaceful apparent contrast: between past and present, between memory and modernity.

lunedì 5 dicembre 2011

PRIGIONI DEL QUOTIDIANO. commento dell'artista

Pubblico il commento di Dewi alla sua foto

Ognuno ha le sue gabbie.... e nn è solo una questione di casalinghe disperate ma un po di tutte le prigioni mentali che uno si crea: il lavoro ,(di per se) e anche il fatt...o che dovrebbere essere di sucesso ben pagato o perlomeno molto figo,l'identità di genere ,i ruoli nella coppia ,le responsabilità da persone adiulte,i 'hai 30 anni ,ma nn ti vergogni',il dover essere simpatici ,brillanti, intelligenti, creativi ,disponibili ,premurosi ma anche affascinanti,attraenti,attivi,sportivi,impegnati ,ambiziosi.pieni di volonta di potenza e amore per l umanita,carita cristiana,stoicismo,epicureismo e etica del lavoro protestante cn un pizzico d yoga e new agecol portafoglio gonfio,col culo sodo e il lcazzo possente e il q.i. pure. etc etc

L'ABBRACCIO


L’Abbraccio di Tommaso Arscone vince il primo premio per la pittura al SaturaPrize 2011. È un esempio di come i riconoscimenti possano andare ancora alle persone di talento.
Questo lavoro sorprendente ha la stessa forza provocatoria e plastica di una foto di Mapplethorpe.
Solo leggendo la didascalia si scopre che è un olio. L’artista ha usato la pelle per rendere al meglio la materialità del soggetto: un abbraccio sensuale e riflessivo. L’uomo ripreso di spalle si avvolge la testa con una mano, quasi a voler trattenere pensieri sfuggenti, mentre con l’altra si tocca una spalla per sottolineare la volumetria di muscoli ben definiti. Altre due mani stringono il busto nero e nudo. Ma non si vede nessun viso. Il tema centrale dell’opera non è quindi l’incontro, quanto piuttosto la solitudine e l’introspezione egocentrica necessaria in qualsiasi rapporto.


L’Abbraccio by Tommaso Arscone won at the SaturaPrize for painting. It is an example of how awards can prize talented people.
This work has the same plastic and provocative power of Mapplethorpe’s photos.
Only by reading the caption you discover that it is an oil painting. The artist has used the skin to make the most of the materiality of the subject: a sensual and reflective hug. The man portrayed from the back wraps his head with one hand, as if to retain fleeting thoughts, while the other touched his shoulder to emphasize the volume of well-defined muscles. Other two hands hold the black and nude torso. But you do not see any face. So the central theme is not “the encounter”, but rather a self-centered solitude and introspection needed in any relationship.

domenica 4 dicembre 2011

Milk Trailer Italiano



SEAN PENN si conferma nella mia personale classifica degli attori! :)

LE PRIGIONI DEL QUOTIDIANO




The bell jar hung, suspended, a few feet above my head. I was open to the circulating air. (Sylvia Plath)

Si siede sul letto e sospira. Ha passato la mattina a riordinare la casa. Il pranzo è nel forno. Vorrebbe dei tulipani bianchi e rossi da mettere nel vaso in ingresso ma da troppo tempo lui non le porta dei fiori, e comprarseli da sola, come fosse un regalo, le sembra squallido. A essere onesta, non sa nemmeno se suo marito tornerà a mangiare. Da mesi ormai si ferma al lavoro: un panino veloce davanti alle pile di carte da compilare. Tarda persino la sera. Rientra che è già buio, quando lei si è già infilata il pigiama e sta sonnecchiando sotto le coperte, davanti alla tv. Non le dà un bacio. Non le dice nemmeno buonanotte.
La persiana in camera è chiusa. Attraverso le imposte, si vedono i panni che ha appena steso. La camicia bianca col colletto inamidato e la cravatta per la riunione con la direzione aziendale e le mutandine di pizzo rosa che lei aveva provato a indossare una volta, per riaccendere la fiamma dell’allegria coniugale. Non erano mai stati una coppia perfetta, modello Mulino Bianco, ma i primi anni c’era la scintilla della complicità giocosa ed erano felici.
Il pulviscolo filtra nell’aria sorretto da una lama di luce. Le finestre del condominio di fronte sono piccole e anguste sulla facciata giallo uovo. Ricordano un po’ quelle di un carcere.
Adesso tutto era diventato piatto e malinconico, quasi malato. Eppure non riuscirebbe a pensare la sua vita senza di lui, lontana da lì.
Le dita si fermano sul manico del piumino scaccia-polvere. La donna lo aveva poggiato sul comodino, accanto alla presenza muta del telefono.

Queste sono le sensazioni che nascono davanti alla foto Le Prigioni del Quotidiano di Dewi Mustopo, premiata al Saturaprize 2011. Nessuna retorica, per far riflettere sulle gabbie della normale tranquillità.

sabato 3 dicembre 2011

THE ENDLESS ODYSSEY FROM LIGURIA TO EMILIA


Se dovete prendere il treno, prima di mettervi in viaggio controllate con estrema attenzione il sito di Trenitalia. Non si sa mai che, accuratamente nascosto e rimpicciolito in mezzo ai banner pubblicitari ci sia anche un timido avviso di sciopero.
Domenica la stazione di Genova Brignole era un deserto in cui restava solo la presenza fredda delle macchinette automatiche (con un touch screen talmente duro da dover essere quasi preso a pugni!). in compenso la biglietteria di Principe era una bolgia, con decine di malcapitati infuriati o rassegnati che si accalcavano sulla porta della sala informazioni. I trasporti locali erano tutti soppressi per delle misteriose “variazioni”. La voce registrata si scusava per il disagio e tanti saluti ai diritti dei cittadini; l’unica opzione era salire su una Freccia, pagando un supplemento.
Già questo mi pare allucinante. Nell’era degli spostamenti globali in cui i confini dovrebbero essersi cancellati, non sono tollerabili abusi del genere.
Avendo un colloquio lunedì mattina a Modena (il fatto che alla fine abbia scoperto che era a Reggio Emilia ha poca importanza), io dovevo partire e avevo valutato tutte le soluzioni prima di acquistare i biglietti, proprio per evitare di spendere un patrimonio. Non ho scelto io di usare gli intercity. Certo, un piccato ferroviere mi ha fatto notare che avrei potuto aspettare fino alla fine delle irregolarità, verso le nove di sera. Erano le tre del pomeriggio. L’idea che il tempo delle persone valga meno di zero per le logiche aziendali è opprimente, oltre che offensiva. Avete presente Momo di Michel Ende o i progetti nati dal basso di “Banca del Tempo”. Non sono un economista e il mio cervello si spegne anche solo a sentir parlare di SPREAD, BOT, BTP e BUND tedeschi (non so nemmeno se ho scritto correttamente!), non sono in grado di dire se la crisi sia davvero un’occasione per costruire qualcosa di nuovo, come sostengono gli economisti di una scuola troppo utopistica. Penso però che non sia salutare dimenticare il lato umano del mondo a favore dei numeri. I lavoratori che domenica protestavano contro gli stipendi bloccati e le tredicesime inesistenti hanno assolutamente ragione ma i cittadini comuni, che a loro volta lottano per arrivare alla fine del mese e magari quest’anno dovranno tagliare sui regali di Natale, non sono diversi e non dovrebbero pagare.
Non dovrebbero pagare né in termini di costi morali né sborsando dei soldi per rimediare in qualche modo a un disservizio.
Era stato annunciato che non sarebbero state elevate contravvenzioni per i biglietti comprati a bordo dei treni circolanti e che le maggiorazioni intercity sarebbero state contenute.
Nessuna pietà, nessuno sconto. Quando eravamo ormai alle porte di Parma, il controllore ci consegna una cedola: 30 euro extra; e la multa scatta anche per la ragazza che siede accanto a me e che è costretta a tirare fuori 10 euro per gli ultimi cinque minuti di tratta! Si applica il regolamento: l’azienda aveva rifiutato la richiesta di non elevare contravvenzioni. Il dubbio è che la legittima protesta dei lavoratori sia stata sfruttata per batter cassa e riempire carrozze (troppo) climatizzate che di solito sono desolatamente semi-vuote. Sono quasi sicura che questa rapina non servirà ad adeguare i salari né a migliorare la sicurezza o l’efficienza della rete; no, finiranno nelle tasche degli imprenditori che così potranno permettersi l’ennesimo maglione di cashmere e un paio di cravatte firmate.
A questo punto un reclamo è obbligatorio, almeno dal punto di vista etico. E se fossi pignola chiederei anche il risarcimento per il taxi che ho dovuto prendere essendo giunta a destinazione con un’ora di ritardo sulla mia tabella di marcia, quando ormai nella sonnacchiosa Modena gli autobus avevano smesso di girare … Ma nel nostro Paese, sempre più nelle mani di privati affaristi, la voce della gente resta soffocata, zittita dal cigolare degli ingranaggi.
Vi racconterò in seguito come prosegue la storia …

giovedì 1 dicembre 2011

CHE FINE HANNO FATTO I GIOVANI INDIGNATI?


Ho letto un articolo molto interessante. Si osservava che oggi il modello democratico occidentale è in crisi, schiacciato dal potere strisciante degli imperi mediatici e finanziari. Considerando gli ultimi eventi sullo scacchiere europeo e mediterraneo e le numerose interconnessioni a livello internazionale, mi domando che fine abbiano fatto gli indignati.
Mariano Rajoy, con il suo programma di austerity conservatrice ha trionfato in Spagna. Certamente Zapatero non ha saputo navigare nel mare della crisi. Ha fatto scelte sbagliate e ha pagato. Le elezioni anticipate hanno spazzato via il Psoe, che ha perso quasi quattro milioni e mezzo di voti. ma ne valeva davvero la pena? Il Partito popolare ha vinto in 11 delle 17 provincie. Unico baluardo rimangono la Catalogna e il Paese Basco, forse intimoriti dalla promessa elettorale di ridurre le autonomie locali insieme ai pesanti tagli alla spesa pubblica. Qualche sacrificio è necessario. Che dire però dell’aumento della flessibilità sul lavoro (da tradurre in un maggior precariato salariale e sociale) e le restrizioni alle leggi sull’aborto e sulle unioni omosessuali (con le centinaia di gay in fila davanti ai municipi, per sposarsi prima dell’approvazione di nuove norme)? Che fine hanno fatto i giovani di Puerta del Sol?La scelta del governo socialista iberico ha un alto profilo etico. Se le condizioni nazionali si fanno davvero critiche è bene tornare a consultare il popolo: è questo il paradigma che dovrebbe essere implicito in qualsiasi forma di democrazia. Ma quando il premier greco Papandreaou ha cercato di indire un referendum, è stato criticato e costretto a lasciare l’incarico. Il voto avrebbe rischiato di portare al collasso del sistema. Nel mondo retto dalle agenzie di rating e dalle banche non c’è spazio per la libertà decisionale. Che fine hanno fatto i giovani di Atene?
Intanto la borsa italiana oscilla paurosamente, con picchi negativi che minacciano la stabilità della famosa eurozona (un’entità mitica che sempre più somiglia a una specie di Gotham City virtuale).
Nessun atto di buongusto diplomatico da parte del Cavaliere Mascherato. Montecitorio è ora in mano a un governo tecnico (transitorio?). Una contraddizione interna: un governo non dovrebbe essere SEMPRE tecnico, ossia competente? Monti, uomo misurato e quasi noioso se comparato con le biografie da noir d’appendici dei parlamentari degli ultimi anni, guiderà una squadra di bocconiani dal passato amministrativo nelle istituzioni finanziarie. L’impressione è che, di là della credibilità di facciata (che forse risalirà dalla china in cui era precipitata), ben poco cambierà. Il capitale continuerà a imporre le proprie regole sulla politica. Che fine hanno fatto gli effimeri Draghi Ribelli?
Chi cerca di sfidare le grandi corporazioni e i mezzi d’informazione servili, ha vita breve. Dopo mesi di lotte e repressioni il sindaco di New York, Michael Bloomberg è riuscito a far sgombrare Zuccotti Park. Quelle che Chomsky ha definito “plutocrazie sostenute dal benessere” regnano ancora indisturbate e le mille anime del movimento americano non hanno avuto la forza reale di sovvertire l’ordine. Forse il dibattito sul welfare, la disoccupazione, le guerre andrà avanti oltre la protesta, ma non valicherà i confini retorici delle assemblee di anarchici in cui si discute per ore se due persone siano già un gruppo. Che fine hanno fatto i giovani di Occupy?
Le voci dal basso non arrivano a farsi sentire e sono sempre meno rappresentate dalle istituzioni sovranazionali che gestiscono i flussi di una corrente di denaro invisibile e beni fittizi. Il disegno virtuoso si sta deteriorando rapidamente.
Dopo lo scoppio delle rivolte della Primavera Araba, l’Egitto è ripiombato nella spirale della violenza di Stato. O magari non ne era mai uscito. I vertici militari erano al fianco di Mubarak e oggi detengono sia la funzione legislativa sia quella esecutiva. Non ha nessun interesse a smantellare i meccanismi di corruzione: i magistrati responsabili dei brogli elettorali non sono stati rimossi e i ministri che hanno spalleggiato l’ex presidente saranno giudicati da un tribunale civile equo, mentre ai rivoluzionari arrestati negli scontri sono state imputate accuse pretestuose che verranno valutate da commissioni speciali. Due pesi e due misure. Dove finiranno i giovani di Piazza Taharir?
Lo stessosta avvenendo in Yemen. Il presidente Saleh lascia la poltrona al suo vice. Pare che i vecchi regimi siano duri a morire. Non si sa quale sia la ricetta vincente. La “decrescita felice” è un’utopia che non può resistere alla prova dei fatti. Le piccole realtà radicate sul territorio, con una vocazione globale e tentacolare sono l’unica possibilità, ma manca la scintilla che tenga legati i nodi della rete.

venerdì 25 novembre 2011




Provo a tradurre emozioni...

Tell me a story.
A beautiful story in which you love me more than anything else. A story in which I can go free for the world and dance like Snoopy.
And the soundtrack would be the warm voice of Eddie, or a Red Hot's song that reminds me of the our first meeting that day full of light in which we began to exist together.
No wait ... There is nothing like that, just a Botero'spainting in the doctor's office, with its shelves full of pills ordered and ...
Let's go home. I will show mileage sculptures made from colored post-it: it means huge walls of small notes to remember.
What book are you reading now? (Evening winter that cuts like a knife). Near the pillow I have a stack of novels and comic books bought in installments from S.
Each word enriches my tomorrow.
Tell me a story ...

giovedì 24 novembre 2011

Kieslowski 1994 - Tre Colori - Film Bianco.mov



il film di ieri... nn ho ancora finito d guardarlo....

martedì 22 novembre 2011

giornata della coscienza nera




La Terza Giornata della Coscienza Nera è piena di calore e di colori, nonostante che all’inizio la sala mi paia gelata, con i bocchettoni del riscaldamento che sembrano sputare aria fredda. Con la mia giacca e il cappotto di Marta sulle spalle, mi sistemo: astuccio, macchina fotografica, fogli per gli appunti …

Apre la discussione Amina di Munno, una persona squisita che è stata la mia prof di letteratura lusofona all’università. Parla della storia e del mito di Zumbi, lo schiavo che fondò e diresse una delle comunità autonome che più resistettero contro l’oppressione del padrone bianco: un simbolo per tutti gli afro-discendenti (non solo brasiliani), una figura dell’immaginario che torna come una costante nella letteratura, nell’arte, nella musica e nella tradizione popolare.
Il discorso della professoressa Luisa Faldini, altra mia conoscenza, è perfettamente concatenato: il candomblé, in quanto culto “pagano e primitivo”, fu perseguitato sia a livello istituzionale che ecclesiastico dato che si pensava che fosse legato al Diavolo, ma riuscì a superare le censure insinuandosi nei vuoti politici e nelle carenze del sistema sanitario brasiliano degli anni Venti e Trenta, affermando un modello inedito di partecipazione attiva. Un processo che ha consentito gli sviluppi più recenti e l’affermazione della componente nera della società brasiliana, come riporta dettagliatamente Manuela Magalhães dell’Assocaiazione Luanda; un modello ripreso e riconosciuto da Enelia Salinas, donna afro-colombiana e sindaco del paesino di Caldono, in una delle zone più travagliate dell’America Latina (nel vivido ritratto – purtroppo un po’ troppo sintetico - delineato da Mayela Barragán).

Ovunque l’arrivo degli schiavi ha arricchito la cultura locale in tutte le sue forme, creando nuovi orizzonti di dialogo. È questo il messaggio che passa come un filo conduttore attraverso tutti gli interventi. Ogni relatore racconta un viaggio – personale o collettivo, particolare o globale – e un intreccio dalle radici profonde che ha generato espressioni e stili originali: le peculiarità delle comunità afro-ecuadoriane visitate da Antonio García della USEI (Unione di Solidarietà Ecuadoriani in Italia) o i ritmi tribali e andini del gruppo Perú Negro (peccato non aver potuto vedere il video preparato da Carola Osores, bloccato da una sequela sfortunata di problemi tecnici!).
Qui sta il senso dei contributi di Carla Guerra – che descrive con passione la sua Angola – o di Sandra Andrade – che traccia una breve storia di Capo Verde come realtà insulare.
Sulla stessa scia prendono la parola Elva Collao, una pedagogista peruviana, e l’etiope Berche Kidane dell’Associazione Mabota per l’integrazione dei neri in Italia. L’incontro è la sottotraccia delle esperienze sul campo delle organizzazioni che si occupano d’integrazione e di sensibilizzazione allo scambio culturale. Masengo Ma Mbongolo, che rappresenta Malaki Ma Kongo, riferisce divertito di una curiosa gara di fusion tra baccalà alla vicentina e baccalà alla congolese e di mille altri progetti in giro per il mondo per testimoniare l’avventura di un percorso “dal Kongo (con la K) al Congo (con la C)”. E poi ci sono Paola Peroleiro, direttrice e ideatrice dello spazio Suq di Genova, Serena Ospazi del Ufficio Nazionale anti razzismo e Stefano Caterino dell’Associazione Shangó ,che porta avanti il lavoro di life coach applicato a piani di cooperazione e sviluppo (il ch suona un po’ strano in questo contesto decisamente “made in U.S.A”). Ciascuno ha un’esperienza da condividere e le osservazioni puntuali della moderatrice, Laura Pesce, aiutano a mantenere saldo il timone in un mare d’informazioni interessanti. Scrivo velocemente per quattro ore di fila, quasi senza fermarmi (solo un po’ d’acqua mentre, in una pausa riempita da una performance musicale per voci emozionanti e percussioni africane, passavano vassoi di focaccia e caffè)!
È soprattutto sul tema dell’identità ridefinita in senso ampio, sociale e storico, e non più solo territoriale o nazionale contemporaneo, che si leva la voce potente e critica di Udo Clement Enwerezor membro nigeriano del COSPE, arrivato da Pisa.
La mattinata si chiude con le fantasie vivaci e i prodotti tipici mostrati nella piccola sfilata finale. I costumi indossati con eleganza allegra dalle ragazze sono stati ideati da Carla e sono una gioiosa mescolanza di estetiche africane e americane. Maria Benicia, la presidente dell’Associazione Luanda, è raggiante, fasciata in un motivo di triangoli verde-oro: l’evento è stato un successo. Prima di andare via osservo per un attimo le persone che si assiepano nella stanza: vedo italiani – studiosi o semplici curiosi – e neri di diverse provenienze che, con la loro sola presenza, testimoniano la dimensione multiforme della diaspora; e infine, per colmo di casualità, scopro che la signora accanto a me – abito a stelle argentate e accessori di Hello Kitty – è una giapponese che da anni vive in Liguria!

lunedì 21 novembre 2011

RELAZIONI PERICOLOSE




L’11 novembre il nuovo premier giapponese Yoshihiko Noda ha annunciato la volontà del Paese di entrare nella piattaforma commerciale della Trans-Pacific Partnership insieme a altri otto paesi dell’area che, uniti, sperano di poter contrastare l’egemonia economica cinese sempre più schiacciante. A capo del progetto ci sono naturalmente gli Stati Uniti, che premono per abbattere o almeno indebolire le solide barriere protezionistiche nipponiche nel settore agricolo, manifatturiero e dei servizi.
L’allargamento del gruppo già rappresentato dalla Associazione dei Paesi del Sud-Est Asiatico (Asean) e l’avvicinamento del Sol Levante agli U.S.A. è un bene o rappresenta l’ennesima mossa di un accerchiamento neo-coloniale iniziato 150 anni fa dal Commodoro Perry? La chiusura delle istallazioni dei marines a Okinawa viene costantemente rimandata è una delle cause dell’instabilità politica dell’Arcipelago; Obama ha aperto una nuova base a Darwin, in Australia rafforzando il controllo strategico su tutta la regione. Le strategie dietro alla diplomazia sono quindi abbastanza trasparenti da dover suscitare la risposta e forse l’allarme dell’opinione pubblica, quasi a ricordare il clima di conservatorismo filo-americano degli anni Sessanta, quando migliaia di ragazzi scesero in piazza per protestare contro il rinnovo del Trattato di Mutua Cooperazione tra Giappone-Stati Uniti, firmato dopo la guerra. In un clima d’incertezza sociale e con i fantasmi dei traumi passati che tornano a galla sulla scia del dramma di Fukushima, Tokyo ha davvero bisogno di stringere alleanze diseguali con un vicino tanto potente quanto invadente?

domenica 20 novembre 2011



Voz do sangue

Palpitam-me
os sons do batuque
e os ritmos melancólicos do blue

Ó negro esfarrapado do Harlem
ó dançarino de Chicago
ó negro servidor do South

Ó negro de África

negros de todo o mundo

eu junto ao vosso canto
a minha pobre voz
os meus humildes ritmos.

Eu vos acompanho
pelas emaranhadas áfricas
do nosso Rumo

Eu vos sinto
negros de todo o mundo
eu vivo a vossa Dor
meus irmãos.

Agostinho Neto

venerdì 18 novembre 2011





Mientras Macondo celebraba la reconquista de los recuerdos, José Arcadio Buendía y
Melquíades le sacudieron el polvo a su vieja amistad. El gitano iba dispuesto a quedarse en el pueblo. Había estado en la muerte, en efecto, pero había regresado porque no pudo soportar la soledad. Repudiada par su tribu, desprovisto de toda facultad sobrenatural como castigo por su
fidelidad a la vida, decidió refugiarse en aquel rincón del mundo todavía no descubierto por la muerte, dedicada a la explotación de un laboratorio de daguerrotipia.

lunedì 14 novembre 2011

FANTASIA DI UNA TARTARUGA




[Pedro Camacho] ci fece una confidenza: se fosse stato possibile scegliere, a lui nella sua prossima fase vitale sarebbe piaciuto essere un animale marino, longevo e calmo, come le tartarughe o le balene.


(La zia Julia e lo scribacchino)

venerdì 11 novembre 2011

ALLUVIONE MONDIALE

La Thailandia conta le sue vittime dopo la catastrofe "naturale" durata mesi. 527 morti e più di 11 miliardi di euro di danni hanno sconvolto il Paese, ridisegnato la sua mappa idrogeologica e arrestato la crescita del PIL. Economia versus ecologia. La sete di guadagni immediati (pochi maledetti e subito) fa perdere di vista il problema ambientale. Alla luce degli sconvolgimenticlimatici degli ultimi anni, i potenti continuano a inseguire il miraggio dello sviluppo come parabola infinita verso l'alto. Non credo nell'utopia di Latouche sulla decrescita felice,nè nrlle apocalissi salvifiche raccontate da Miyazaki: il treno corre e sarà difficile, forse impossibile, fermarlo (le risorse idriche sono nelle mani delle grandi potenze emergenti e le energie pulite sembrano ancora una chimera percentualmente poco rilevante).
La domanda che mi sorge spontanea in questo panorama desolante è collegata agli eventi "eccezionali" di Genova. Le precipitazioni "tropicali" e poi le piene (e la devastazione) si possono davvero considerare un fatto isolato?
L'amministrazione comunale e tutta la classe dirigenziale (politica e non) può davvero usare impunemente la scusa "dell'evento imprevedibile", quando la cemintificazione e l'aviditàdilagano?
In Asia tutta le regioni basse e alluvinali sono a rischio: il Vietnam e l'Indonesia tremano monitorando le precipitazioni della stagione delle pioggie, la Cina monopolizza il corso dei fiumi in tutte le regioni confinanti... E NOI?


Bambina. Un sogno d’acqua sulle spalle di mio padre. Mi teneva in alto, stringendomi le caviglie. Camminavamo lungo una strada infinita, sopra il molo, verso l’orizzonte azzurro-dorato. E la salsedine bagnava la mia la felicità della mia risata, i miei capelli mossi dal vento d’estate.

martedì 8 novembre 2011

C'E' CHI HA PERSO TUTTO


Nuova bomba d'aqua. O è solo la paranoia a far tremare i cittadini? Tuti guardiamo dalla finestra, scrutiamo il cielo nero che si scioglie e scoew via nel fango, Tutti ci attacchiamo alle radio e ai telefoni per capire, per sapere... come se i centralini avessero una linea diretta con Tlaloc, signore della pioggia, o con il grande Susanoo, Principe capriccioso delle tempeste.
scendo iper la strada inondata di freddo. da girni nn uscivo di casa. i marciapiedi, i negozi sventrati hanno un'aria spettrale. Là c'era il panificio dove compravamo il pane due volte la settimana, qui la signora delle bomboniere, con i suoi modi da mamma affettuosa, più oltreil fioraio e l'officina... nella luce livida del primo mattino restano solo detriti e qualcuno che si dirige a passi incerti verso le fermate quasi deserte. Nonostante le ordinanze (tardive) e i comunicati dei vigili che invitano alla prudenza, la vita non si ferma: bisogna andare a lavorare e gli esami, all'università, si svolgono regolarmente. Poco importa se la candidata deve affrontare il nubifragio: se non si presenta, sarà condannata al limbo per un anno. Meglio allora attraversare il corso reso invisibile dal temporale fino al porto tranquillo del centro, quasi ascuitto e indifferente; e poi naufragare in aula, con gli stivali pieni di detriti.
SI RICORDA CHE E' VIETATO COMUNICARE...
IL TEMA DI STORIA CONTEMPORANEA E'....

torno che un pallido sole bianco riscalda appena l'asfato lucido e, nel quartiere, incontro ancora i disperati segni della devastazione: l'edicola sfondata e ribaltata sul marciapiede, i muri sfondati dalla furia della Natura che si è ripresa fragorosamente gli spazi ch le erano stati sotratti.
Ma nel nulla incontro un gruppo di ragazzi, con le pale in spalla. Sono seri ma sorridono.
E ho una certezza: NELLA TRAGEDIA CIASCUN UOMO NON è UN'ISOLA...

mercoledì 2 novembre 2011

The Scent of Green Papaya 1993 Trailer





il film di ieri. Delicato, umano, dolente, naturake...

lunedì 10 ottobre 2011

Una mensola cede. Il mate bollente mi scotta le gambe e mi piovono addosso milioni di oggetti che non ricordavo di avere.
Da quando ho ben due statuette a forma di tartaruga? Sono animaletti antropomorfi, di resina pesante, entrambi serie rappresentazioni dello studio, matto e disperatissimo, con tutto il peso del guscio di passato sulla schiena. Credo siano regali di Natale, forse da parte di un’amica che ora sta costruendo una nuova vita tra le verdi colline del vino.

Tra le macerie c’è anche un elefantino con la proboscide spezzata; è di quelli che ti regalano i senegalesi all’uscita delle librerie …
Quel giorno pioveva e Anthony era appena tornato da Roma – una toccata-e-fuga prima di fare di nuovo le valigie. Non avevamo trovato un parcheggio decente e così eravamo finiti a parlare di letteratura e di Lost seduti in macchina con i rivoli d’acqua grigia che rigavano i finestrini. Ne volete uno? Un viso nero oltre il vetro
No grazie, davvero. Dai, porta fortuna. Così avrete tanti figli! Ve lo regalo. Siete proprio una bella coppia! Anthony ed io c’eravamo guardati ridendo: lui aveva una spessa linea di kajal sugli occhi levantini ed io ero già diventata l’Imperatrice Bambina …

Scavo ancora … Salta fuori una ciotolina nepalese della Bottega Solidale con dentro una candela ai fiori di cotone consumata a metà …
Me l’aveva data Alissa prima di partire definitivamente per L’Uruguay. Un Paese dimenticato. Infiniti campi di girasole e soia, e un presidente contadino e rivoluzionario … [Ci sono persone di un fuoco sereno, che non sente neanche il vento e persone di un fuoco pazzesco, che riempie l'aria di scintille.]
Era l’inverno di qualche anno fa. D fronte ha un tè alla menta fumante, lei mi aveva detto che si sarebbe trasferita a Montevideo con il suo ragazzo e mi aveva parlato dei loro progetti insieme, dell’appartamento in centro, dei bar … dev’esserci anche una foto di quel nostro incontro: io con un maglione fucsia, lei con un paio di jeans e una camicia celeste. E i suoi occhi, chiari come foglie …

sabato 8 ottobre 2011

Ni Dieu ni Maître



c'è una pagina di diario da abbinare...

martedì 4 ottobre 2011

DIARIO DENTRO UNA BOLLA

Mi chiamo Aurora. Vivo dentro una teca di vetro, come un pesc [ … E guardo il mondo da un oblò. Mi annoio un po' ...]
Ogni giorno invento piccole commissioni da sbrigare nel quartiere. Mezz’ora d’aria e d’igiene mentale.
Se finisco presto, rimango qualche minuto appoggiata a un muro e spio il viavai di persone indaffarate e la fila di macchine che sale verso la collina. Chiudo gli occhi. I raggi del sole mi sfiorano. Ancora una volta è come fare snorkeling senza maschera: le palpebre arricciate per non far passare il sale, i sensi rallentati dalla resistenza del peso specifico.
Da un po’, tutto è diventato un lavoro da suddividere in tappe che richiedono una miracolosa consapevolezza zen.
Per lavare i piatti bisogna infilarsi i guanti, schizzare una dose di detersivo verde-acido nella vaschetta di plastica da riempire d’acqua calda, prendere la spugnetta e usarla prima dal lato abrasivo e poi da quello morbido …
Per camminare: Attivare i muscoli delle gambe; Mettere un piede davanti all’altro; Calibrare il respiro contraendo e rilassando i polmoni; Dosare il ritmo in modo che il cuore continui a battere al suo posto, nella cassa toracica.
Ieri mi sarebbe piaciuto arrivare fino alla zona del vecchio mercato, accanto alla caserma. I banchi fatiscenti sono stati abbattuti e al loro posto hanno costruito un minuscolo spazio di porfido con graziose panchine finto-liberty. Pensavo di andare lì, alla fine della strada e sedermi a leggere un libro – l’ennesimo capitolo di un’avventura di pirati – ma si stava facendo sempre più tardi …

venerdì 30 settembre 2011




in attesa k s risolva il pasticcio di scritte su YouTube...



(The Fugees Killing me softly with His song)




L’ALTRA BELLEZZA …

Un altro sciopero degli autobus, il quarto in due mesi. Nadine e sua figlia Erzulie mi vengono a prendere in macchina. Le aspetto all’angolo, davanti alla farmacia. Salgo su una Pluriel azzurro cielo. Siamo a fine settembre ma fa così caldo che possiamo tenere la capotte abbassata e fingere che l’estate non sia ancora passata. Siamo in ritardo. C’è traffico. Nello specchietto, il profilo morbido della dea dell’amore: occhiali da sole e capelli crespi, creoli. Batte sul volante il ritmo di una canzone dei Fugees che si confonde con i rumori della strada … So ‘90s!

… L’ALTRA CITTÀ

Arriviamo sul piazzale scaldato dal sole. Da qui partivano i crociati, pronti a uccidere draghi mori e recuperare tesori inventati. I santi-soldati si sono trasformati in una folla di arabi che spandono intorno esplosioni d parole e odore di birra versata, Undecemilla e i suoi crociati hanno la pelle nera e portano tuniche colorate e fazzoletti d’oro annodati sulla testa con l’eleganza di un disegno di Michel Ocelot.

Quando esco dal museo, passo sotto le antiche volte di pietra.
In fondo al vicolo, qualcuno urla. La gente corre fuori dai negozi che sanno di spezie. Due uomini si spintonano, volano insulti rotondi e gutturali.
Mi sfilo dal capannello di curiosi.
Alla fine della via fiancheggiata da case alte, strette e senza luce, il panorama si apre all’improvviso.
Passo accanto ai palazzi dell’università. E' come muoversi tra le righe di un racconto infinito con mille personaggi e mille significati: c’è il principe che ospitava aristocratici nei suoi giardini e il giovane con i dreadlocks di lana colorata, che cita filosofi latini e registi francesi, c’è la barista ecuadoriana che prepara panini per gli studenti e la vecchia transessuale che torna a casa con la borsa della spesa.

Davanti alle scalinate neoclassiche della chiesa, un cartello provvisorio spunta da una selva di cavalletti. Indica la fermata assediata da persone accaldate e impazienti.
Lavori in corso ovunque. È quasi impossibile camminare sui marciapiedi … Le prime corriere compaiono sbuffando, con la loro aria condizionata inutile. Tristi sopravvissute all’estinzione …

domenica 25 settembre 2011

ELECTROLYTIC INJECTION

Manca la canzone! YouTube non me la fa condividere! appena si ripristina il pulsante, la carico!!!!
(REM DAYSLEEPER)




A questo livello è difficile persino camminare, concentrare le energie per mettere un piede davanti all’altro, salire le scale. E poi tendere il braccio per afferrare la maniglia. Respirare. Tutto richiede lo sforzo sovraumano del “qui e ora”.
Qualcuno mi parla: Esiste un buon centro per questi problemi. Dovresti valutare l’alternativa. - dice.
Un posto dove potrei stare ovattata, a passeggiare sui regolari vialetti di ghiaia in un giardino recintato, come se non fosse una prigione. Sarà anche sul mare, ma ci sono grate alle finestre …. Il ritorno di Clarissa la Funambola
Benvenuti nel Paradiso dei bambini, con le apette che girano sopra.
Abbozzo. Ignoro. Questa canzone dei R.E.M. non è male, vero? Inserisco la funzione "REPEAT". Auricolari condivisi.
Mi fa male la pancia. Mi devo fermare. Dico: E’ solo un virus. Passerà.Se continua, mi scioglierò in pochi giorni.
Ho voglia di tornare a casa e di scrivere delle piccole cose.
La statua della fontana al centro della piazza è un angelo che suona una conchiglia, una cassidaria allungata.
Non me n’ero mai accorta.

martedì 20 settembre 2011

The Saints - Demolition Girl



Si avvicina. Ha gli occhi dolci di un ragazzo randagio, i dread biondi legati su un lato della testa in un complicato crocicchio, come un tepee rasta. Mi sorride. Mi parla. Scusa, mi puoi aiutare a comprare un kebab? Lo guardo in viso. Sulla guancia ha il segno di un piercing non rimarginato. E labbra rosa ben disegnate. Un attimo di smarrimento. Sarebbe a dire che vorresti un euro? Meravigliata che tutto finisca semplicemente così. Infantilmente sollevata che non sia l’ennesimo scherzo crudele, Prendo il portafoglio, ma ho solo poche monete, una placchetta smaltata con la bandiera del Brasile che mi ha regalato Rui il giorno della mia laurea e cinque yen conservati con affetto dall’ultimo viaggio, prima del terremoto. Presente e passato.
Sorrido rilassata, gli allungo 1€. Grazie! Sei gentilissima. Hai un cuore grande! Gli altri neanche si fermano. Sono io che essere riconoscente per non avermi distrutto per il gusto passeggero di una presa in giro perversa. Lo saluto con un cenno e riprendo a camminare. La testa piena di una nebbia densa. I battiti cardiaci rallentano.

domenica 18 settembre 2011

The Old Haunts "Fuel on Fire"



Sale sull’autobus. Ed è bella. Non della bellezza che piace agli uomini, questo no (o forse sì?): con la camicia da grunger a scacchi rossi, i Levi’s slavati, le Converse basse e i capelli corti sembra un maschio, o la protagonista di Boys don’t cry. Vorrei voltarmi e chiederle come si chiama. Immagino qualcosa di dolce e aristocratico, dei tempi delle tredici colonie. Qualcosa tipo Melanie, che lei ha riadattato in Mel – più duro e diretto. Virile.
Ma no. Così avrebbe qualcosa di falso, come una riedizione di Sporty Spice, una barbie in tutina da ginnastica e Nike con un pizzico di cagnolino gommoso per i dentini dei neonati. Non può essere … Fruga nello shopper di tela – rosso – e ascolta la musica, lo sguardo perso nelle luci sulla strada. L’impulso di parlarle svanisce e torno ad abbassare gli occhi sul mio libro.
Campeche sta per essere presa dai pirati.
Campeche: le iguane sui tetti piatti delle casette intonacate con colori vivaci, le fortificazioni spesse tre palmi. Inattaccabile con i suoi cannoni addormentati e vigili puntati sul mare. Quanto sangue ha visto scorrere? Io e Cassy avevamo varcato le porte della città al tramonto (una sottile linea di malva sull’orizzonte dorato.
La carne di squalo alla piastra era gustosa e profumata. Solo un piccolo assaggio spaventato e soddisfatto, nell’epoca in cui le regole non erano ancora tanto severe.

venerdì 16 settembre 2011

LA TRISTE VITA DI UN KAPPA

sassi nella pancia
ossa disarticolate
testa vuota

MICRO-LIFE 15 settembre

in mancanza di tempo per scirvee, ri-posto i commenti e gli status di FB!

Lentamente ricordo di essere ARRABBIATA.


LESSER è una palla e io sono rintronata. Resisterò ancora mezz'ora????????

Cose dell'altro mondo - Trailer



un film da vedere x noi antropologi? la premessa però non è originale: non c'era un film simile sui chicanos??? beh ABATANTUONO ha sempre un suo x' e Mastrandrea è uno dei pochi attori italiani decenti!

lo devo cercare... appena lo trovo in versione non-porno, lo recensisco. Promesso!

Paw Jessie

giovedì 25 agosto 2011

24 agosto 2011



Avevo intenzione di postare anche l’ultimo brano del mio diario sul blog, ma è diventato troppo personale. Ci sono cose che è meglio non dire apertamente, nemmeno nel familiare spazio sconfinato della rete… Meglio allora parlare di Gheddafi che pare sparito e dei suoi figli che diventano personaggi da operetta per le pagine dei rotocalchi (la Bella Aisha, il calciatore dopato, il militare… ), della spaccatura di un Paese che fino a ieri sembrava solo un puntino sulle rotte commerciali dei gasdotti internazionali. O magari parliamo di Berlusconi che si reinventa una verginità diplomatica trattando a pranzo col leader degli insorti, dimenticando l’amicizia da circo col dittatore di qualche mese fa. O potei ingarbugliarmi anch’io cercando di spiegare la Manovra – e le sterzate – di un governo che promette senza agire e taglia senza aver mai piantato…
Ma non sono un’analista. Non lo sono mai stata. Posso solo fare riferimento al mio piccolo mondo chiuso e intimo, alla voglia che ho di scrivere di ogni minimo dettaglio delle mie giornate insignificanti. Del negro senegalese che innaffia un campo di zucchine verdi e chiare nel tramonto, del mare dorato che sfuma in un orizzonte quasi color malva.
E della casa indipendente che vorrei: un appartamento ultra-moderno e minimalista inondato di luce (verde, azzurra, arancione, rosata), minuscolo ma con un terrazzino dove poter mangiare in estate.

venerdì 19 agosto 2011

IL SUONO DEL DRAGO INCENDIATO

18 agosto 2011



Sapore crudo compatto e scivoloso. Emozionante e nuovo. Melanzane disposte a strati sulla ceramica. Dal blu al malva all’indaco cotto. E poi residui di polvere, rigirando tre volte la tazzina per presentare un fine bouquet bianco-viola a chi ti sta di fronte.
Curiosa, lei intinge il cibo nella salsa di soia. Scura e dolce (almeno, credo. Almeno, ricordo).
Difficile allontanare i demoni che non ti lasciano respirare: l’oro si trasforma in ferro coperto di ruggine in fondo ai pensieri.
Un libro. Un libro solo. Un titolo da puntare dalla lista dei desideri. Gli altri restano lì per la prossima volta. Per Natale forse…E intanto fotografi stivaletti da mandare via mms per chiedere consiglio. Come una modella civettuola, come un uccellino senza nido – i piedi leggermente girati all’interno. Quali delle tue amiche hanno un cellulare di ultima generazione? Chi ti può aiutare?
Lei ha negli occhi un entusiasmo da bambina.

domenica 14 agosto 2011

12 agosto 2011

CLARISSA LA FUNAMBOLA

Ritagliati nella geometria delle gelosie del convento, gli ulivi diradano verso il mare con la loro dolcezza contorta. Onde di brezza verde-argento. Silenzio pieno di suoni. Molti oggi non capiranno la scelta di consacrarsi per sempre alla preghiera muta. Non significa abbandonare il mondo ma diventarne una oarte silente, ferma, attonita e naturale. Come un albero, un raggio di sole o un fiore di buoganville – intensa poesia viola. Nel calore dell’estate che trema azzurra sull’acciottolato della piazzetta della chiesa, diventi granello di sale e trovi il tuo minuscolo spazio. Umilmente.
È una cosa ovvia se sei nata in un paesino incastonato tra le colline, un borgo medievale che sale all’infinito su scale di pietra levigata e tiepida, casette dipinte di fresco di giallo ligure. Qualche volta, da bambina Clarissa era andata a mangiare al ristorante della famiglia Verdibaldi. Stare sulla terrazza era come trovarsi sulla prua di una nave, in una tranquilla rotta conosciuta. E i suoi occhi già si perdevano nello strapiombo scuro, aperto appena da una pennellata blu sull’orizzonte. Civezza è il paese del circo. Immagini allegre dipinte sulle nuove bocchette del gas cittadino. Il prestigiatore che tira fuori un coniglio dal cappello, un magico orientale che levita a mezz’aria con il suo turbante e le babbucce da Genio della Lampada… E un pagliaccio triste che disegna bolle di sapone nel tramonto. La sua canzone d’amore non è forse simile al camminare in un chiostro nascosto, assaggiando il profumo segreto delle rose? Le ore lente passate a misure se stessi regalano una sensazione di lieve stordimento, la leggerezza concentrata di n funambolo che tende con scientifica attenzione un cavo tra le Torri Gemelle.


giovedì 11 agosto 2011

Ozzy - Crazy Train



11 agosto 2011


Il treno scorre nel paesaggio fatto di spuma e colline. Tornare a casa, solo per un giorno. Ed è come una guerra. Lei che ti saluta alla stazione. E le trema la voce.
A metà percorso nel vagone manca la corrente. Con uno rumore sordo precipiti nel buio interminabile di una galleria: nemmeno le ondulazioni della riga bianca da contare per ingannare il disagio di una situazione incorporea.
Cambi posto. Chiudi i finestrini tutt’intorno. Perché è agosto ma porti le maniche lunghe. Una turista tedesca al supermercato ti aveva scoccato un’occhiata curiosa e scandalizzata, un’occhiata che diceva: “Guarda, una drogata. Vengono anche loro a fare la spesa?”

Nello scompartimento ti avvolgi in uno scialle rosa e cerchi di concentrarti sul racconto che stai leggendo: assolata storia del bush africano. Ma ti devi alzare, e spostarti ancora per sfuggire all’odore pungente di sonno, lavoro e fatica che arriva a zaffate dal sedile accanto.
Ti sistemi di nuovo e controlli per l’ennesima volta di aver preso tutto. Da bambina avevi pianto per mesi per aver dimenticato sul treno la tua borsetta preferita. Era di plastica. A forma di anguria. Con i lustrini che galleggiavano dentro alle bolle di liquido sintetico.
Giri la chiave nella serratura sprangata.
L’affetto materno di Annetta – yogurt,insalata e pomodori nel frigo un girasole-calamita sullo sportello, un vassoio di plastica sul mobiletto.
La luce invade di colpo le stanze. Lo scaldabagno non si accende. L’acqua fredda risveglia i sensi intorpiditi dalla scomodità dei sedili ferroviari.



domenica 7 agosto 2011

Skunk Anansie - Hedonism



07 agosto 2011


FACCIAMO FINTA …

Facciamo finta di non vedere il topolino attaccato alla colla nello spazio claustrofobico tra il freezer e il frigorifero. Avresti voluto che gli animali molesti sparissero senza lasciare traccia, semplicemente esiliati dalla terrorifica presenza degli umani. Avevi persino immaginato una specie di consiglio strategico fatto di squittii e tremuli ultrasuoni nel solaio di casa. Come per i Makkuro Kurosuke della casa di Mei e Satsuki.
Alla fine avevi dovuto comprare la colla, per evitare che i gatti poi mangiassero prede morenti e ci rimettessero almeno una delle loro nove vite, ma avresti preferito procurarti dei bocconcini avvelenati, di quelli che fannno scoppiare una pulita emoragia nterna e togono l’aria ai polmoni. Li avresti portati a casa sfusi, in un anonimo pacchettino bianco-un tot al chlo, e li avresti dimenticati per sbaglio sul tavolo. Solo perché lei li trovasse e capisse, finalmente, quale era davvero la strada.
Aveva fatto finta di non sentirti quando ieri le avevi parlato di pillole magiche, di quella chimica fantastica che la poteva precipitare nel mondo felice di Alice. Ha chiuso le orecchie e ha continuato a parlare d’altro, come se niente fosse: della trama del libro che stava leggendo, dell’ultimo episodio di un telefilm (con la gentile partecipazione straordinaria di Gene Simmons dei Kiss. Struccato, leonino e avvolto in una pacchianissima vestaglia leopardata). Avevi tirato fuori quel discorso come una possibilità da valutare, pur sapendo che tua figlia avrebbe disprezzato la pace di un sogno sintetico fatto di apette che volano in cerchio sulla linea limitata dell’orizzonte.
Pur sapendo che lei stava facendo di tutto per fingere di non avere quasi trent’anni solo per ritrovarsi lì, in un sonnecchioso paesino di campagna a sciupare i suoi giorni. Voleva ostinatamente illudersi di essere da qualsiasi altra parte: aCapo Verde o in Puglia, in Brasile o in Giappone, per essere come tutti gli altri, che in agosto hanno quelle due settimane di ferie obbligatorie e le spendono serenamenye in un ozio programmato per svuotare la mente.
Nemmeno a te quella situazione piaceva – così sinistramente simile ad un carcere pieno di regole e di obblighi a doppia madata – e cercavi di far finta che fsse tutto normale programmano mini-gite al mare condite da un’insalata che avrebbe scatenato paure atomiche, anche se il resto non sarebbe stato naturale, perché nessuno va alla spiaggia e si porta al bar la borsa frigo con dentro uno yogurt…

giovedì 4 agosto 2011

LILI MARLEEN canta Marlene Dietrich




04 agosto 2011
DICONO CHE …
Dicono che tua figlia fa paura, che non è rimasto più niente da consumare, che persino i suoi pensieri si sfumano come nebbia. La nebbia di settembre.
Alla radio dicono che il suo manager impose a Marlene Dietrich di togliersi dei denti per avere le guance più infossate
Dicono che sia giusto e normale che in campagna ci siano impurità nei tubi e che i topini-castagnola passeggino sui ripiani della credenza. E allora fai bollire l’acqua da bere e metti in salvo persino il tè nello stipetto,ma prima fai le foto (Scure e sfuocate) perché almeno non ti giudichino pazza.
Rispondi che non sei un tipo da idillio bucolico, che tutto è assolutamente legittimo ma tu preferiresti stare in città, in un appartamento pulito, igienizzato e sterile. Impersonale, questo no… Vivo nei colori e non nella sostanza.

domenica 31 luglio 2011

Radiohead - Karma Police




31 luglio 2011


Odore di birra versata sul pavimento. Una vela solitaria sulla distesa azzurra del mare.
Si possono fotografare le nostalgie? Penso che posterò un canzone da YouTube, tanto perché la sensazione effimera non sbiadisca troppo in fretta.
Sono le cinque di pomeriggio. Mi infilo i pantaloni neri, una canottierina fucsia e una maglia rosa a maniche lunghe. È luglio ma ho i brividi. Il mio corpo non trattiene più il calore.
Prendo le chiavi della macchina. Devo andare a comprare il giornale. Per la verità ho solo voglia di un diversivo, qualcosa con cui sciacquarmi il cervello. È sabato e domani avrò di fronte oceani di tempo vuoto da stipare di lavori che mi sono creata ad arte. Leggere, tradurre, persino scrivere… Non ho ancora deciso che forma prenderà il nuovo articolo… Per ora butto giù idee e mi segno i titoli dei libri da cercare in biblioteca.
San Romolo è una cittadina della Riviera, con residui di grandeure ottocentesca e poche prospettive, ma c’è una biblioteca. Tutto sta nel consultare prima il catalogo on line. Il programma prevede di continuare a scorrere le scansioni di un fumetto in giapponese, studiare almeno sessanta pagine di Sandokan (ormai sono al quarto o quinto volume) e magari cominciare a guardare uno dei file che ho portato da casa. Il punto è che le lancette sembrano essersi piantate sullo stesso orario da un secolo e il rumore della sveglia somiglia a quello di una bomba ad orologeria.

lunedì 25 luglio 2011

Ieri a GE due deputati Pdl (CASSINELLI e SCANDROGLIO) hanno partecipato ad un in contro a Nervi sui disturbi alimentari. Distribuiti 1000 fiocchetti lilla simbolici. Sì appunto, simbolici.
Mi pare che si parli senza agire concretamente... Ogni volta k muore una ragazza, qualcuno dice due paole di circostanza, qualcuno approva effimere contromisure... poi torna il silenzio. E il menefreghismo istituzionale generalizzato

domenica 24 luglio 2011

23 luglio 2011


Indosso i pantaloni della tuta, e una felpa senza niente sotto – serica sensazione sulla pelle.
Scendere al mercato presto, il sabato mattina, ha un sapore piacevole di vita pulita. I fruttivendoli ecuadoriani stanno ancora mettendo le cassette sui banchi, i negozi cominciano ad aprire pigramente
Compro solo il minimo indispensabile per un paio di giorni: due zucchine, qualche etto di albicocche non troppo mature … la consistenza lisci, morbida e profumata della mia infanzia dimenticata sul fondo di un baule pieno di gente. Il giornale in edicola con il classico libro estivo in omaggio: Harry James … la ricerca poetica di un tesoro…

sabato 23 luglio 2011





Festa Junina Micareta. 17 luglio 2011


È luglio ormai, ma il prato del Santuario della Madonnetta – sotto i forti del Righi - si riempie dell’allegria e della musica brasiliana per una festa fuori programma. È la Festa Junina Micareta, una versione posticipata delle celebrazioni per il solstizio di San Giovanni.
Le donne indossano cappelli di paglia e lunghi vestiti a fiori, secondo lo stile delle contadine nordestine, e gli orari sono “alla brasiliana”: alle tre del pomeriggio il pranzo arriva sui tavoli dentro a grandi teglie termiche d’acciaio: riso, fagioli, arrosto di maiale , verdure fredde e salgadinhos ripieni di carne, da accompagnare con birra o succo di guaranà.
Il temporale notturno aveva fatto presagire una giornata carica di nuvole e un campo pieno di fango. Per fortuna invece la mattina si apre gradualmente sul campanile secentesco, e sul paesaggio ligure del porto, tanto incredibile che merita uno scatto o due… anzi, meglio tre!
A mare Genova la Superba, sdraiata come un gatto al sole, a monte – su, dove si inerpica la funicolare – le villette signorili dell’ottocento e i condominî del nuovo ceto alto; nel mezzo la comunità latina che s’incontra e si racconta.
Non c’è spazio per la tristezza. Si ride e si scherza anche se molte delle canzoni parlano di saudade, quel sentimento particolare che è un misto di rimpianto e nostalgia, e che impregna tutti i ritmi possibili – il samba la bossa nova, e persino la disco più carnevalesca.
La gente arriva alla spicciolata e tutto comincia a prendere una forma più definita solo nel pomeriggio, quando si distribuisce la merenda e iniziano la lotteria e l’asta (o leilão). Le fantastiche cuoche del circolo hanno sfornato le torte tipiche di questa occasione: la broa di miglio e la negra melica, una bomba al cioccolato davvero gustosa, ma per chi è a dieta ci sono anche spiedini di frutta e dolci più leggeri guarniti di ananas.
Ogni piatto è stato preparato con i prodotti della Bottega Solidale che stanno in bella mostra dentro ad un cesto (il primo premio della riffa). E mentre B vince una borsa che sembra fatta di onde azzurre, A – bella come una principessa delle leggende del candomblé - si aggiudica la temuta e apprezzata negra farcita e si apre la vera quadrilha junina, un insieme di figure incrociate e ruote da Domenica del villaggio in cui, per mancanza di cavalieri, alcune donne devono fare la parte maschile, in una gioiosa confusione generale. Ora non manca davvero niente!
Non si tratta solo di divertirsi. L’Associazione Luanda devolverà il ricavato per la costruzione di una scuola in Camerun: era uno dei sogni di un’adolescente coraggiosa, morta di leucemia a gennaio. Aveva 19 anni e le foto sono attaccate ad un tabellone all’ingresso della radura. Mi fermo a guardarle. Io non l’ho conosciuta ma il suo sguardo radioso mi comunica qualcosa d speciale, mi sembra forse di sentire “la forza della speranza”, che di questi tempi è molto rara e preziosa.
Le coppie più o meno improbabili continuano a volteggiare sotto la chioma verde di un antico cedro del Libano. I ragazzini giocano a pallone nel campetto della chiesa. Le bambine ballano con la malizia innocente di chi è cresciuto seguendo certi “modelli” televisivi , oppure spuntano tra le foglie rivolgendo all’obiettivo della macchina i loro sorrisi pieni di finestrelle che aspettano il Topino dei Denti. Una giovane mamma culla teneramente la sua piccola. Minuscole immagini di un futuro sereno.

venerdì 22 luglio 2011




Anniversario di Alex Calder, uno strano artista che non conoscevo
posto i post...
CRONACHE BREVI DELLE MIE GIORNATE

• vicenda Papa-Tedesco: ci voleva Spider Truman per fare un po' d chiarezza... io ascoltando i TG (linea notte + Mineo stamane) non c avevo capito un'H! sarò lenta io o son loro che fanno dei gran sotterfugi???la guerra dei Roses e volano bicchieri. e mi ritrovo a bere in dei calici da bibita enormi, dopo il sinistro avvertimento "sono il residuo d un regalo d nozze. Hanno i loro 40 anni!" Bella responsabilità!!! Aspetto al + presto un Matt(o) che m accompagni x saldi IKEA!
• troppo stordita x continuare la revisione del progetto su spiritualità e indigenismi... (ROBOTTONI ALATI) Leggerò un po’ delle avventure della Tigre della Malesia e poi mi concederò un Castle (3za stagione)... Ma intanto cazzeggio senza scopo su fb!
• e comunque "Se le cose non le sai, SALLE
• tra scioperi, tagli e lavori in corso praticamente ovunque credo k c sia in atto una cospirazione delle lobbies dell'auto x farti andare in macchina!! :(
• devo staccare un po' perché stanotte ho la mia sveglia all'1 (Am)
• 50 pp. di Sandokan lette. Progetto corretto. Relazione x il blog finita!
E poi... Cucina e bagno lavati (Sanitari igienizzati). Piatti di cena e pranzo lavati. Biancheria sciacquata e stesa...
E poi... mille traversie x configurare il mio dannato cellulare!

domenica 10 luglio 2011




Raqiya Masao Yajima / Boichi (Planet Manga)

Il coreano Boichi presta il suo tratto visionario a una storia complessa firmata dal maestro Masao Yajima, che tiene i lettori incollati alle pagine fino all'ultimo colpo di scena e li spinge poi a fare qualche ricerca su internet per avventurarsi nel mondo dello gnosticismo.
Raqiya in ebraico significa “firmamento” o “volta celeste”. Da bambina, Luna scampa ad un terribile incidente e può richiamare in vita la sua famiglia e rimanere felice a Los Angeles, grazie ad un patto col sanguinario demone-donna-serpente Abraxas - che nella sua disturbante sensualità rievoca, snaturandola e ribaltandola in negativo, la Black Magic Woman della celebre copertina di Santana. Il tempo passa e il debito va saldato. I parenti di Luna muoiono bruciati e lei deve tornare a vivere in Giappone, seguita dal fedele amico Isa. Ma i cupi presagi che accompagnano la ragazza non svaniscono, anzi la situazione assume tinte sempre più fosche, tra inspiegabili eventi sovrannaturali, un'organizzazione segreta ai comandi del Vaticano e rispettabilissimi business men che fanno parte di una setta orgiastica. Ogni dettaglio è fermato nel bianco e nero della china con crudo realismo, con una potenza che ricorda i migliori manga d'azione (penso a Shamo di Akio Tanaka) e una poesia ottenuta grazie ad un accurata documentazione fotografica di cui l'autore fornisce un divertente diario nelle pagine extra. Uno splendido seinen dai toni horror e spirituali che esplora le frontiere della maturità grafica e narrativa aprendo le porte ad una nuova forma di conoscenza (Sophia).


Hotel Boichi (Planet Manga)
L’eclettico e visionario Boichi firma una raccolta di fantascienza, arricchita da tavole a colori e da una preziosa copertina in rilievo. La prima storia, che dà il titolo all’antologia, è una cronaca malinconica la cui voce è un computer senziente che custodisce la salvezza del Pianeta. Il cardine della seconda è l’amore che vince le barriere del tempo mentre la terza è una divertente mescolanza di atmosfere surreali e futuristiche; il quarto racconto abbraccia temi mistici, in linea con Raqiya la splendida serie disegnata dallo stesso autore e pubblicata contemporaneamente a questo volume; infine Diadem è un fumetto dai toni fantasy, con una straordinaria potenza grafica giocata su una sorprendente gamma di rossi.
Inoltre troviamo quattro shots di due pagine l’uno che, come i siparietti comici kyôgen del teatro tradizionale giapponese, aiutano ad allentare la tensione narrativa. Un’opera a tutto tondo e matura. Davvero imperdibile!



Woodstock Yukai Asada (Ronin Manga)
Dopo l’infinita saga di annunci e rinvii che purtroppo contraddistingue i prodotti di casa Ronin, ecco finalmente disponibile il primo volume di Woodstock , un manga sorprendente e ad “alto voltaggio”! Gaku Naruse è troppo introverso per formare una vera band ed esprime il suo talento e la sua rabbia in stile seventies con un gruppo virtuale che circola in rete sotto il misterioso nome di Charlie. Ci si muove tra mille riferimenti e citazioni tratte dalla storia del rock (da Iggy & the Stooges ai Clash dai Sex Pistols ai Libertines), ottime per chi come me volesse approfondire la conoscenza di un certo sound che ha influenzato considerevolmente anche la scena giapponese degli anni Ottanta (ingiustamente ignorata in Occidente). Sì, perché il Sol Levante non è solo la dolce melodia del koto tradizionale. Gaku lo capirà per primo, anche alla folgorante performance di Shiina “Mr. Chigira” alla batteria: una vera e propria scarica di adrenalina! Il tratto dinamico delle vignette trasmette la forza dell’impatto sonoro con un intensità forse maggiore di quella che si respirava in Beck – Mongolian Chop Squad – di Harold Sakuishi, un altro noto “manga musicale”. Un fumetto che gli amanti della buona musica non possono assolutamente perdere!


Blue Exorcist Kazue Kato (Planet Manga)

Ecco un altro titolo per gli appassionati dello shonen con implicazioni esoteriche In questo manga, di Kazue Kato e accuratissime tavole ricordano molto le atmosfere gotiche di D-Gray man e le suggestioni fiabesche e inquietanti dei Grimm di Terry Gilliam. Se la trama non sembra troppo originale (almeno a giudicare da questo primo volume), il punto di forza del fumetto sono i paesaggi e il character design intrigante e insolito. Il protagonista è Rin Okumura, il classico liceale svogliato alla Ichigo Kurosaki ( Bleach) , che scopre di essere niente meno che il figlio di Satana e di possedere il misterioso potere delle “fiamme azzurre”. Decide quindi di sfidare il paradosso diventando esorcista per rafforzarsi, sconfiggere i demoni e espiare le proprie colpe. In questo allenamento segreto nella splendida Accademia della Vera Croce, gli sono vicini suo fratello Yukio, genio della farmacia, l'eccentrico direttore dell'istituto, che è capace di trasformarsi in un improbabile fox terrier con tanto di fiocchetto al collo, e la piccola Shiemi, fragile e sensibile amante del giardinaggio: tutti personaggi ben costruiti e disegnati con attenzione, che risultano subito simpatici e intriganti, inserendosi perfettamente nella tipica storia à la Jump, ricca di combattimenti, umorismo e suspance. Per scoprire che cosa si nasconde nelle tenebre non resta che seguire le avventure di questi nuovi eroi del sovrannaturale, magari sbirciando anche la versione animata in corso in Giappone!

sabato 9 luglio 2011


a giugno tanti nuovi manga da segnalare



The Climber Shin'ichi Sakamoto (JPop)

Il mondo del climbing torna sulle pagine di un manga per raccontare l'interiorità di Butaro Mori, un introverso studente delle superiori appena trasferitosi in una nuova scuola. Dopo gli ottimi cammei grafici disegnati da Shin'ichi Ishizuka in Gaku -Vette - (bruscamente interrotto da De Agosstini), ecco nei negozi un altro fumetto sulla montagna che promette di “far vibrare il cuore” dei lettori. Ispirandosi al romanzo omonimo di Jiro Nitta (Kokou no hito – L'uomo solitario, pubblicato in Giappone nel 1969 e vincitore di un prestigioso premio letterario), Sakamoto e lo sceneggiatore Yoshio Nabeta creano una storia attuale in cui la scalata diventa soprattutto un atto mentale, una partita a scacchi in cui calcolare con precisione ogni mossa, ogni “singolo”. Come sostiene il mitico alpinista Yasushi Yamanoi nell'interessante intervista che conclude questo primo volume, quando intraprende una scalata, si tratta di entrare in una fase critica – sia a livello pratico che psicologico – per poi superarla cercando la soluzione con tutte le proprie forze, per sentirsi vivi e realizzati. Sin dalla copertina, completamente giocata sui colori freddi, I tratti puliti ed essenziali contribuiscono a calarsi completamente nell'atmosfera e si adattano perfettamente ad un seinen che si preannuncia matura e complessa. The Climber è consigliato agli esperti dell'arrampicata, che apprezzeranno l'uso di numerosi termini tecnici, e ai profani, che troveranno accurate spiegazioni nel glossario finale e si potranno immergere in un universo sconosciuto e spirituale, fino a sciogliere – forse – i misteri che tormentano l'animo del protagonista.
YOMIGAERIZZO IL MIO BLOG dopo un secolo.
Ecco il racconto che ho leto al sarau brasiliano dei Ragazzi Indoratori di Pillole il 18.6


Corsi integrativi

Paula si sveglia ogni mattina alle 7. Fa colazione con due polpette di riso pressato e una tazza di tè d’orzo. Non le dispiace il cibo giapponese, molto simile a quello che si mangiava a Londrina a casa dei nonni ma ancora non si è abituata al pesce. Vive in Giappone da cinque anni. All’inizio non andava a scuola, quasi non usciva, ma in quelle condizioni si sentiva frustrata: non poteva fare nulla a parte restarsene per ore a guardare il soffitto, stesa sul tatami. I programmi televisivi erano incomprensibili e persino i fumetti erano troppo difficili da decifrare. Per tre mesi non aveva frequentato nessuno. I suoi genitori lavoravano tutto il giorno in una fabbrica d’automobili e la sera non avevano molto tempo da dedicarle, così stanchi da non riuscire nemmeno a parlare tra loro. Per un po’ aveva valutato l’idea di andare a lavorare. Aveva letto alcuni annunci appesi nella bacheca dell’agenzia Hello Work e aveva chiesto anche a un’emprenteira gestita da due boliviani, ma non l’avevano assunta perché “era troppo giovane” (anche se lei sapeva di ragazzi di tredici anni che avevano trovato un posto). Così aveva tentato di dare una mano sbrigando le faccende domestiche.
Suo padre si era informato alla una scuola privata brasiliana: voleva che sua figlia crescesse orgogliosa delle sue radici e non dimenticasse il significato del Sete de Setembro. Ma forse sarebbe stato meglio integrarsi, cercare di capire. Certo, il progetto era di restare solo un anno, guadagnare velocemente abbastanza soldi e poi tornare a casa. Alla fine l'aveva iscritta alle medie in un istituto pubblico, ma nessuno aveva protestato troppo né l'aveva davvero sgridata, quando Paula aveva cominciato a collezionare una lunga serie di assenze ingiustificate. I primi tempi, era stato un disastro. I compagni si avvicinavano per chiederle qualcosa, ma lei non capiva quasi niente e li guardava disorientata. Dopo un po’ le era parso di distinguere qualche furtiva occhiata di scherno e qualche risolino trattenuto: non era una bella sensazione. Durante la pausa-pranzo comprava qualcosa alla mensa – perché sua madre spesso dimenticava di prepararle il bentô – oppure si accontentava di un panino o di una merendina del distributore automatico, e se ne stava per un’ora da sola in un angolo della classe, senza poter chiacchierare con nessuno, mentre gli altri formavano dei gruppetti e univano i banchi, o mangiavano all’aperto sul tetto-terrazzo dell’edificio, nella bella stagione.
Le cose erano cambiate quando erano arrivati gli zii dal Brasile. I suoi cugini abitavano lì accanto, altre famiglie sudamericane si erano trasferite richiamate dal passaparola. E alcuni volontari avevano fondato un’associazione per insegnare il giapponese ai bambini degli immigrati. Il corso estivo costava solo mille yen, e Paula aveva cominciato ad andare regolarmente agli incontri il venerdì pomeriggio. Lì tutto era più semplice: s’imparava attraverso i giochi inventati dai coordinatori o utilizzando dei testi facilitati ed era piacevole stare insieme ad altri brasiliani, riposarsi per un po’ dalla fatica di comportarsi “alla giapponese”. Grazie alla proverbiale creatività dei latini, lentamente i ragazzi si erano scavati una piccola nicchia. All’apertura del secondo anno, qualcuno aveva presentato la domanda per fondare un club scolastico lusofono e sorprendentemente tanti ragazzi si erano iscritti, spinti forse dalla curiosità e da una superficiale conoscenza del Brasile. Una volta rotto il ghiaccio, tutto era andato per il meglio: alle due del pomeriggio, dopo aver pulito i locali e le stanze, ci si riuniva soprattutto per studiare la cultura brasiliana, con i giapponesi che imparavano un portoghese musicale. Paula era felice di dare un contributo, le sembrava che quell'esperienza allargasse le sue frontiere culturali. Durante il festival scolastico, la storia di Curupira, difensore della foresta e degli animali, non aveva sfigurato accanto alle leggende shintoiste, che raccontavano di spiriti acquatici e silvestri. Ma presto erano nati dei dissapori. Fango dentro le scarpe da esterno lasciate in ordine dentro all’armadietto.
Aveva pensato che le solite prepotenti l’avessero presa di mira per vis della sua pelle color cioccolato, ma poi aveva scoperto che non era quello il problema (o almeno, non solo quello): un’amica le aveva confidato che c’erano delle persone invidiose del suo carattere estroverso.
Per fortuna da un po’ non succedevano più incidenti spiacevoli. Da quando era stato assunto un mediatore, Paula non era più stata vittima dell’ijime, il bullismo.
Il tempo è passato e Paula si trova ad un bivio decisivo, un passaggio verso l’età adulta, una sorta di palestra fatta di prove e ostacoli. Ad ogni gradino, una barriera da superare e un solo tentativo possibile: chi fallisce l’esame d’ammissione alle superiori è destinato alla catena di montaggio. Ormai il ritorno sembra una chimera e lei stessa non sente più la necessità di rivedere i paesaggi e i volti che popolano i ricordi della sua infanzia. La cosa buffa è che al momento di lasciare il Brasile aveva fatto una scenata, si era opposta, era quasi scappata di casa. Ora non le importa, ha trovato un luogo adatto a lei, un angolo di pace nella frenesia della vita quotidiana in Giappone.