martedì 25 maggio 2010

The Dead Weather - Die By The Drop (OFFICIAL VIDEO)






The Dead Weather Sea of cowards (Third Man Records)

Periodo ricco per gli amanti del buon alternative blues! Prima i Black Keys e Holly Golightly, ora una nuova perla firmata Dead Weather. Ad un anno dall’esordio, torna il supergruppo formato da Alison Mosshart ( The Kills), Jack White (White Stripes), Jack Lawrence (Raconteurs) e Dean Fertita (QOTSA). Alcuni critici hanno scritto che Sea of cowards è un disco “fisico”. Sono d’accordo. La voce sensuale di Alison tesse ricami fumosi e dark sopra e dentro una musica cupa ed ossessiva. Le note sono il contrappunto ideale alle parole (I’m mad), diventando un romanzo intenso ed autonomo, che non ha nulla da invidiare ai più grandi (Gasoline). In un labirinto che si sposta continuamente da una dimensione all’altra, la tecnologia vintage dei synth gioca con standard rock che richiamano gli Zeppelin. Mettendo il cd nel lettore ti aspetti quasi di veder uscire una proiezione olografica: una Principessa Layla con gli stivaloni alla Bufalo Bill e una sigaretta spenta tra le labbra.
Tutto si basa sulla contrapposizione: “ Il fuoco torna indietro dentro il fiammifero” e la filastrocca gotica che ripete “Till the moment of your last breath” copre la voce argentea di un bambino, e sulla copertina una chitarra di foggia antica è rovesciata e si incendia per combustione chimica. Tutti i personaggi dell’artwork sono un interessante enigma noir. C’è una donna con il viso coperto dalla maschera del Dottore della Peste che indica una scena che sintetizza l’immagine di un mondo caotico che rischia d’infettarci. Un mondo in cui un essere con lunghe corna legnose ed arcuate come il dio Pluto conduce verso inferi alienanti un monaco dalla testa grottesca predica con la bocca arricciata e la mano alzata. Non sembra esserci salvezza né uscita: si può solo essere corsari in un “mare di vigliacchi”

mercoledì 19 maggio 2010

SANGUINETI AS A JINN

Ma se ghe pensu... Più k agli interventi nei festival, più che alle ballate di parole sghembe e sdruciole, il mio pensiero x E. Sanguineti va al giorno in cui l'ho incontrato alla Feltrinelli. Un cliente rispettatissimo, ma pur sempre un cliente in mezzo agli altri ("Buonasera Professore, che cosa le serve oggi?"). In quel periodo mi interessavo agli haiku e cercavo propirio un suo lavoro, pubblicato solo in Francia. Se avessi avuto il coraggio di fermarlo e di chiedere magari sarebbe nata una bella conversazione, Spaziando da Bashô a Borges. Avrei potuto, credo. Era un gigante del pensiero, ma non incuteva timore. Era come un folletto buono: il guizzo della libertà di spirito negli occhi d'acqua mobili.